POLITICAPP | 3 giugno 2016
Il ruolo delle donne nella Chiesa
Gli italiani: più audacia sul diaconato femminile
“Il sacerdozio delle donne è stato escluso ancora ultimamente da Papa Giovanni Paolo II”, scriveva nel 2009, il Cardinale Carlo Maria Martini nella sua rubrica di risposta alle lettere. “Nell’agire della Chiesa latina – continuava il Cardinale deceduto nel 2012 - non v’è discriminazione, perché tutti i cristiani sono uguali e hanno gli stessi diritti, ma non esiste per nessuno il diritto a essere ordinato prete. Ci sarebbe ancora il discorso delle pari opportunità, ma esso non è ancora entrato bene nella prassi della gente”.
È interessante notare che, nella sua risposta, l’alto prelato àncora, in parte, la discussione alla condizione dei tempi e non esclusivamente alla dottrina teologica. Una scelta argomentativa oculatamente aperta, che colloca il confronto sul piano della possibilità-capacità della Chiesa di prendere a metro di riferimento sul tema l’evolversi del quadro culturale della società e non solo la prassi secolare. Dal punto di vista dottrinale, infatti, la posizione è netta.
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 1577, si afferma che: “Riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile. Il Signore Gesù ha scelto uomini per formare il collegio dei dodici Apostoli e gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori che sarebbero loro succeduti nel ministero. Il collegio dei Vescovi, con i quali i presbiteri sono uniti nel sacerdozio, rende presente e attualizza fino al ritorno di Cristo il collegio dei Dodici. La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso. Per questo motivo l'ordinazione delle donne non è possibile”. Il vincolo espresso è inequivocabile. Esso, tuttavia, contrasta con l’evoluzione del ruolo della donna nella società, avvenuta negli ultimi cinquant’anni.
Se, come ebbe a sottolineare il Cardinal Martini, nel nostro Paese le pari opportunità sono ancora lontane dall’essere pratica, nell’opinione pubblica si è insediato saldamente un sentimento paritario.
Donne sacerdote e vescovo: un'idea che piace a molti
Il diaconato femminile trova larga condivisione tra i cittadini, con punte di pieno accoglimento anche tra i cattolici e tra quanti hanno un legame intenso con la Chiesa (con una pratica quotidiana e non solo domenicale).
La spinta trasformativa coinvolge anche i temi più complessi e avanzati del sacerdozio e del vescovato femminile. Su entrambe le possibilità sono schierate sia la maggioranza dell’opinione pubblica, sia ampie e consistenti parti del mondo cattolico. Metà dei cattolici praticanti, infatti, si dice a favore del sacerdozio femminile e della possibilità di ordinare donne vescovo. Particolarmente schierati positivamente sono i giovani.
Oltre sei ragazzi su dieci si esprimono a favore di entrambe le opzioni, anche se appaiono, rispetto agli adulti, più scettici sulla reale possibilità che la situazione possa mutare. Lo scetticismo che aleggia tra i millennials è un elemento su cui è utile soffermarsi. Dietro al tema del sacerdozio femminile, o anche semplicemente del diaconato, si nasconde una partita più ampia per la Chiesa cattolica: il problema della limitata fiducia nella gerarchia. Con il pontificato di Papa Francesco la forbice tra l’appeal di Bergoglio (e del suo modo di fare) e quello dei vescovi, si è ulteriormente allargata. Questi ultimi sono collocati dai giovani, insieme a politici e banchieri, in fondo alla classifica dei soggetti ritenuti in grado di svolgere un ruolo positivo e propulsivo per la società. Sono inquadrati fra quanti oggi fungono da peso, ostacolo e freno al cambiamento. Il diaconato femminile potrebbe diventare, per la Chiesa, un segno di scarto in avanti, un simbolo in grado di riaprire la partita della fiducia tra gerarchia e opinione pubblica, in primis con i giovani.
Audentes fortuna iuvat recita il motto virgiliano e, per chi vuole cimentarsi su questo tema nel mondo cattolico (e l’apertura del Papa sembra avere questa finalità), può diventare un energico stimolo.
“Il sacerdozio delle donne è stato escluso ancora ultimamente da Papa Giovanni Paolo II”, scriveva nel 2009, il Cardinale Carlo Maria Martini nella sua rubrica di risposta alle lettere. “Nell’agire della Chiesa latina – continuava il Cardinale deceduto nel 2012 - non v’è discriminazione, perché tutti i cristiani sono uguali e hanno gli stessi diritti, ma non esiste per nessuno il diritto a essere ordinato prete. Ci sarebbe ancora il discorso delle pari opportunità, ma esso non è ancora entrato bene nella prassi della gente”.
È interessante notare che, nella sua risposta, l’alto prelato àncora, in parte, la discussione alla condizione dei tempi e non esclusivamente alla dottrina teologica. Una scelta argomentativa oculatamente aperta, che colloca il confronto sul piano della possibilità-capacità della Chiesa di prendere a metro di riferimento sul tema l’evolversi del quadro culturale della società e non solo la prassi secolare. Dal punto di vista dottrinale, infatti, la posizione è netta.
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 1577, si afferma che: “Riceve validamente la sacra ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile. Il Signore Gesù ha scelto uomini per formare il collegio dei dodici Apostoli e gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori che sarebbero loro succeduti nel ministero. Il collegio dei Vescovi, con i quali i presbiteri sono uniti nel sacerdozio, rende presente e attualizza fino al ritorno di Cristo il collegio dei Dodici. La Chiesa si riconosce vincolata da questa scelta fatta dal Signore stesso. Per questo motivo l'ordinazione delle donne non è possibile”. Il vincolo espresso è inequivocabile. Esso, tuttavia, contrasta con l’evoluzione del ruolo della donna nella società, avvenuta negli ultimi cinquant’anni.
Se, come ebbe a sottolineare il Cardinal Martini, nel nostro Paese le pari opportunità sono ancora lontane dall’essere pratica, nell’opinione pubblica si è insediato saldamente un sentimento paritario.
Donne sacerdote e vescovo: un'idea che piace a molti
Il diaconato femminile trova larga condivisione tra i cittadini, con punte di pieno accoglimento anche tra i cattolici e tra quanti hanno un legame intenso con la Chiesa (con una pratica quotidiana e non solo domenicale).
La spinta trasformativa coinvolge anche i temi più complessi e avanzati del sacerdozio e del vescovato femminile. Su entrambe le possibilità sono schierate sia la maggioranza dell’opinione pubblica, sia ampie e consistenti parti del mondo cattolico. Metà dei cattolici praticanti, infatti, si dice a favore del sacerdozio femminile e della possibilità di ordinare donne vescovo. Particolarmente schierati positivamente sono i giovani.
Oltre sei ragazzi su dieci si esprimono a favore di entrambe le opzioni, anche se appaiono, rispetto agli adulti, più scettici sulla reale possibilità che la situazione possa mutare. Lo scetticismo che aleggia tra i millennials è un elemento su cui è utile soffermarsi. Dietro al tema del sacerdozio femminile, o anche semplicemente del diaconato, si nasconde una partita più ampia per la Chiesa cattolica: il problema della limitata fiducia nella gerarchia. Con il pontificato di Papa Francesco la forbice tra l’appeal di Bergoglio (e del suo modo di fare) e quello dei vescovi, si è ulteriormente allargata. Questi ultimi sono collocati dai giovani, insieme a politici e banchieri, in fondo alla classifica dei soggetti ritenuti in grado di svolgere un ruolo positivo e propulsivo per la società. Sono inquadrati fra quanti oggi fungono da peso, ostacolo e freno al cambiamento. Il diaconato femminile potrebbe diventare, per la Chiesa, un segno di scarto in avanti, un simbolo in grado di riaprire la partita della fiducia tra gerarchia e opinione pubblica, in primis con i giovani.
Audentes fortuna iuvat recita il motto virgiliano e, per chi vuole cimentarsi su questo tema nel mondo cattolico (e l’apertura del Papa sembra avere questa finalità), può diventare un energico stimolo.